Siracusa - La sconfitta, consapevolmente elaborata del “focoso” meridionale Pietro Barcellona, a confronto con la ricerca ad ampio raggio di ciò che va oltre l’orizzontalità del mondo, illustrata dal “freddo” e settentrionale Massimo Cacciari. Riflessioni tra appassionati sostenitori delle diverse frontiere del pensiero sull’uomo dell’era moderna e sulla globalizzazione . Si è tenuto ieri sera, al Castello Maniace di Siracusa, un interessante dibattito sul tema “politica, economia, tecnica e diritto dopo il leviatano”. L’occasione è stata fornita dalla presentazione del saggio “Genealogie della globalizzazione, l’Europa a venire” del siracusano Roberto Fai. I lavori, presieduti da Elio Cappuccio, del collegio siciliano di filosofia, sono stai introdotti da Fabio Ciaramelli, docente presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Catania.
Nel salone del castello federiciano, concesso dalla soprintendenza ai beni ambientali di Siracusa, è poi intervenuto Pietro Barcellona, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura e deputato del Pci , nonché docente di filosofia del diritto all’Università di Catania. Il filosofo catanese ha intrattenuto l’affollata platea, composta da personalità del mondo della cultura siracusana, insegnanti di filosofia della provincia e da cultori della scienza dal sapere, ponendo in risalto le ricadute sul piano ideologico determinate immediatamente dopo la caduta del muro di Berlino. Un momento storico di unificazione che, secondo il professore Barcellona, è stato un vero disastro.
Da quella data, sostiene il docente, sono sorti nuovi processi di omologazione che hanno condotto all’annullamento delle identità e la modernità non è più stata figlia del conflitto. Gli operai, innamorati del benessere e del godimento, hanno così rinunciato alle lotte di classe fin quando non si sarebbero trovati a soffrire di nuovo. L’amore, romanticamente vissuto come la travolgente passione verso il diverso, che nel nuovo si riscrive come il risultato dell’elaborazione frenetica di neuroni collegati da sinapsi.
“Io globalizzato non sono più nessuno,” – ha esclamato l’ex deputato Pci, “mentre prima ero un siciliano focoso, poi comunista convinto, ancora dibattitore giuridico e infine un appassionato dell’Europa che nasceva. Poi, le protesi continue, l’idea che si intreccia con le macchine, le scene che si possono cambiare con un dito senza neppure conoscere la tastiera, mi hanno disorientato. Mi sono sentito attardato, fuori posto e sperduto e ho pensato che il mondo è cambiato perché è stata distrutta la cultura mediterranea.”
Non è mancata qualche sollecitazione diretta verso il sindaco di Venezia ritenuto assoggettato alla cultura del Nord, tendente a salvaguardare le posizioni della Mitteleuropa, mentre nei siciliani è sempre presente l’elemento della conflittualità, ha spiegato Pietro Barcellona, ricordando le gesta dell’Orlando furioso e delle durlindane.
“Siamo di fronte a questo pensiero unico,” – ha concluso – “che non è solo una fissazione dei gruppi no global, quello che sta passando, in assenza di una dialettica forte, è una omologazione indifferente in cui tutti siamo condizionati”.
“Il mondo è cambiato perché è passata un’egemonia di pensiero freddo, pensiero nordico, calcolante, che nasce dalla deriva mercatoria della cultura anglosassone, dal primato della tecnica e dell’economia sulla politica, che ha voluto sopprimere la politica. Adesso siamo in una poltiglia che sembra una politica, siamo atomi sperduti alla ricerca disperata di qualcuno con cui parlare. Io sento come uomo globale una solitudine immensa.”
Dopo l’intervento di Giacomo Marramao, insegnante di filosofia politica all’Università degli studi Roma tre, c’è stato l’atteso intervento di Massimo Cacciari che ha esordito apprezzando il libro di Roberto Fai, il quale ripercorre le tappe costitutive della globalizzazione presentando la genesi del nuovo modello. Un processo, quello della globalizzazione, che, secondo Cacciari, è nato da una dimenticanza di fondo, del significato di ciò che è il mondo. E questo è il senso che si deve dare alla missione dell’Europa, al consolidamento di un’idea chiara che porti a evidenze raffigurabili. “Per alcuni il mondo,” - ha detto il filosofo veneto – “è solo l’orizzontale in cui viviamo. Il ritorno del religioso sta facendo emergere confusamente idee di simbolismo, ma la dimensione di simbolico su cui ci si deve interrogare è ciò che davvero trascende l’orizzontale.”
“Il dramma che ci attende è infinitamente più complesso” – ha ammesso – “perché l’altro con cui dovremo dialettizzarci o riconoscerci è un altro dentro cui maturano tendenze simbolizzanti che mettono gioco elementi e valori non scambiabili. Allora la grande idea è quella di elaborare una traduzione, ovvero continuare a rendere comparabile l’incompatibile, l’umano, il divino, il morto, il vivente, il dio. Questo è il lavoro che ci deve portare all’universalismo delle differenze.”
Parlando di scienza, Cacciari ha poi criticato la posizione di alcuni filosofi che provano a definire con una sola legge il mistero della natura. Le sintesi degli scienziati sono sempre confinate alla singola esperienza, ha spiegato, e non esiste una sola legge che regola la natura, ma un insieme di regole che valgono nelle singole circostanze. Quelli che fanno un discorso omologante del sistema mondo, secondo il primo cittadino veneto, sono cattivi scienziati e cattivi filosofi.
Affrontando i temi del capitalismo ha detto chiaramente che si fonda su una forte contraddizione sulla quale si sostiene il passaggio denaro-merce-denaro. I detentori di denaro e quelli che comprano le merci e realizzano denaro sono soggetti diversi e questa diversità è insuperabile. “Il capitalismo” – ha detto in conclusione – “farà di tutto per condizionare colui che acquista la merce, ma non riuscirà mai a dominarlo, a governarlo, a prevederlo completamente e da qui nascono le crisi.”
Organizzato con la collaborazione della Camera di Commercio di Siracusa, del Collegio Siciliano di Filosofia, dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, del Liceo Quintiliano di Siracusa e del dottorato di ricerca in “Profili della cittadinanza nella costruzione dell’Europa” dell’Università di Catania, l’incontro si è quindi chiuso con la presentazione da parte di Roberto Fai del proprio saggio edito da Mimemis 2009 di Milano.
di Sergio Molino
Domenica 27 Settembre 2009
Giornale di Siracusa
Nel salone del castello federiciano, concesso dalla soprintendenza ai beni ambientali di Siracusa, è poi intervenuto Pietro Barcellona, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura e deputato del Pci , nonché docente di filosofia del diritto all’Università di Catania. Il filosofo catanese ha intrattenuto l’affollata platea, composta da personalità del mondo della cultura siracusana, insegnanti di filosofia della provincia e da cultori della scienza dal sapere, ponendo in risalto le ricadute sul piano ideologico determinate immediatamente dopo la caduta del muro di Berlino. Un momento storico di unificazione che, secondo il professore Barcellona, è stato un vero disastro.
Da quella data, sostiene il docente, sono sorti nuovi processi di omologazione che hanno condotto all’annullamento delle identità e la modernità non è più stata figlia del conflitto. Gli operai, innamorati del benessere e del godimento, hanno così rinunciato alle lotte di classe fin quando non si sarebbero trovati a soffrire di nuovo. L’amore, romanticamente vissuto come la travolgente passione verso il diverso, che nel nuovo si riscrive come il risultato dell’elaborazione frenetica di neuroni collegati da sinapsi.
“Io globalizzato non sono più nessuno,” – ha esclamato l’ex deputato Pci, “mentre prima ero un siciliano focoso, poi comunista convinto, ancora dibattitore giuridico e infine un appassionato dell’Europa che nasceva. Poi, le protesi continue, l’idea che si intreccia con le macchine, le scene che si possono cambiare con un dito senza neppure conoscere la tastiera, mi hanno disorientato. Mi sono sentito attardato, fuori posto e sperduto e ho pensato che il mondo è cambiato perché è stata distrutta la cultura mediterranea.”
Non è mancata qualche sollecitazione diretta verso il sindaco di Venezia ritenuto assoggettato alla cultura del Nord, tendente a salvaguardare le posizioni della Mitteleuropa, mentre nei siciliani è sempre presente l’elemento della conflittualità, ha spiegato Pietro Barcellona, ricordando le gesta dell’Orlando furioso e delle durlindane.
“Siamo di fronte a questo pensiero unico,” – ha concluso – “che non è solo una fissazione dei gruppi no global, quello che sta passando, in assenza di una dialettica forte, è una omologazione indifferente in cui tutti siamo condizionati”.
“Il mondo è cambiato perché è passata un’egemonia di pensiero freddo, pensiero nordico, calcolante, che nasce dalla deriva mercatoria della cultura anglosassone, dal primato della tecnica e dell’economia sulla politica, che ha voluto sopprimere la politica. Adesso siamo in una poltiglia che sembra una politica, siamo atomi sperduti alla ricerca disperata di qualcuno con cui parlare. Io sento come uomo globale una solitudine immensa.”
Dopo l’intervento di Giacomo Marramao, insegnante di filosofia politica all’Università degli studi Roma tre, c’è stato l’atteso intervento di Massimo Cacciari che ha esordito apprezzando il libro di Roberto Fai, il quale ripercorre le tappe costitutive della globalizzazione presentando la genesi del nuovo modello. Un processo, quello della globalizzazione, che, secondo Cacciari, è nato da una dimenticanza di fondo, del significato di ciò che è il mondo. E questo è il senso che si deve dare alla missione dell’Europa, al consolidamento di un’idea chiara che porti a evidenze raffigurabili. “Per alcuni il mondo,” - ha detto il filosofo veneto – “è solo l’orizzontale in cui viviamo. Il ritorno del religioso sta facendo emergere confusamente idee di simbolismo, ma la dimensione di simbolico su cui ci si deve interrogare è ciò che davvero trascende l’orizzontale.”
“Il dramma che ci attende è infinitamente più complesso” – ha ammesso – “perché l’altro con cui dovremo dialettizzarci o riconoscerci è un altro dentro cui maturano tendenze simbolizzanti che mettono gioco elementi e valori non scambiabili. Allora la grande idea è quella di elaborare una traduzione, ovvero continuare a rendere comparabile l’incompatibile, l’umano, il divino, il morto, il vivente, il dio. Questo è il lavoro che ci deve portare all’universalismo delle differenze.”
Parlando di scienza, Cacciari ha poi criticato la posizione di alcuni filosofi che provano a definire con una sola legge il mistero della natura. Le sintesi degli scienziati sono sempre confinate alla singola esperienza, ha spiegato, e non esiste una sola legge che regola la natura, ma un insieme di regole che valgono nelle singole circostanze. Quelli che fanno un discorso omologante del sistema mondo, secondo il primo cittadino veneto, sono cattivi scienziati e cattivi filosofi.
Affrontando i temi del capitalismo ha detto chiaramente che si fonda su una forte contraddizione sulla quale si sostiene il passaggio denaro-merce-denaro. I detentori di denaro e quelli che comprano le merci e realizzano denaro sono soggetti diversi e questa diversità è insuperabile. “Il capitalismo” – ha detto in conclusione – “farà di tutto per condizionare colui che acquista la merce, ma non riuscirà mai a dominarlo, a governarlo, a prevederlo completamente e da qui nascono le crisi.”
Organizzato con la collaborazione della Camera di Commercio di Siracusa, del Collegio Siciliano di Filosofia, dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, del Liceo Quintiliano di Siracusa e del dottorato di ricerca in “Profili della cittadinanza nella costruzione dell’Europa” dell’Università di Catania, l’incontro si è quindi chiuso con la presentazione da parte di Roberto Fai del proprio saggio edito da Mimemis 2009 di Milano.
di Sergio Molino
Domenica 27 Settembre 2009
Giornale di Siracusa
Siracusa - Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, interverrà domani alle 17, al Castello Maniace di Siracusa nell’ambito di un convegno organizzato dal Collegio Siciliano di Filosofia, dall’Istituto Italiano di Studi Filosofici, dall’Università di Catania e dalla Camera di Commercio di Siracusa.
Politica, economia, tecnica e diritto dopo il Leviatano, questo il tema dell’incontro al quale Cacciari sarà chiamato a dare il suo contributo come filosofo insieme
a Pietro Barcellona, dell’Università di Catania, Giacomo Marramao dell’ateneo Roma Tre e Roberto Fai, del Collegio Siciliano di Filosofia che in questa occasione presenterà il suo ultimo libro dal titolo Genealogie della globalizzazione. L’Europa a venire edito da Mimesis.
Introdurrà Fabio Ciaramelli dell Università di Catania e presiederà i lavori Elio Cappuccio, del Collegio Siciliano di Filosofia
di Damiano Chiaramonte
Venerdì 25 Settembre 2009
Giornale di Siracusa
Politica, economia, tecnica e diritto dopo il Leviatano, questo il tema dell’incontro al quale Cacciari sarà chiamato a dare il suo contributo come filosofo insieme
a Pietro Barcellona, dell’Università di Catania, Giacomo Marramao dell’ateneo Roma Tre e Roberto Fai, del Collegio Siciliano di Filosofia che in questa occasione presenterà il suo ultimo libro dal titolo Genealogie della globalizzazione. L’Europa a venire edito da Mimesis.
Introdurrà Fabio Ciaramelli dell Università di Catania e presiederà i lavori Elio Cappuccio, del Collegio Siciliano di Filosofia
di Damiano Chiaramonte
Venerdì 25 Settembre 2009
Giornale di Siracusa
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